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Samstag, 22. Oktober 2016

Leo Strauss



Lo stato di Israele sta affrontando una crisi di legittimità, e non per la prima volta nella sua esistenza. “A differenza delle precedenti crisi, quella attuale non è geopoliti- ca, non è il risultato di un fronte del rifiuto arabo o di azioni diplomatiche ostili come la risoluzione infa- me delle Nazioni Unite del 1975 che ha dichiarato il sionismo una forma di razzismo. Piuttosto, emerge da correnti all’interno dell’occidente stesso”, scrive Commentary. La rivista conservatrice traccia un’analogia con la situazione che negli anni 50 il filosofo tedesco Leo Strauss, professore presso l’Università di Chicago, si trovò di fronte. “La differenza è che ai tempi di Strauss, l’attacco alla legittimità di Israele veniva dalla destra politica, mentre oggi viene principalmente dalla sinistra”.

Nel 1957, Strauss pubblicò sulla rivista conservatrice National Review una lettera in difesa dello stato ebraico. Apparve per la precisione nel numero del 5 gennaio 1957, dove Strauss attaccò la rivista e il suo “animus antiebraico” a proposito del trattamento riservato a Israele. Strauss si irritò molto per un articolo di Guy Ponce de Leon, in cui egli scriveva: “Gli ebrei, essi stessi vittime della più nota discriminazione razziale dei tempi moderni, non hanno esitato a creare il primo stato razzista della storia”. Strauss parla di Israele come di una combinazione di Sparta (“eroica austerità”) e Gerusalemme (“antichità biblica”) che definisce il carattere del nuovo paese. Strauss non invoca l’Olocausto come la ragione per l’esistenza di Israele. Se Israele è destinato a restare in piedi, diceva, deve farlo sulle proprie gambe, poggiandosi sulla propria tradizione. Il fondatore del sionismo, Theodor Herzl, era guidato secondo Strauss da un obiettivo fondamentalmente “conservatore”, ovvero voleva preservare “la spina dorsale morale” del giudaismo. Strauss scrisse di essersi formato sui testi di Leo Pinsker e Herzl, convinto che il sionismo fosse la risposta giusta al fallimento del liberalismo, della Repubblica di Weimar e del voltafaccia delle democrazie europee a Monaco.

Nelle parole di Strauss “sionismo” significava, infatti, “un movimento di élite per la restaurazione dell’onore decaduto e perduto attraverso l’acquisizione di una patria”. Nella lettera a National Review, Strauss scriveva che “Israele è la sola nazione che è anche un avamposto dell’occidente in oriente. Inoltre è una nazione circondata da nemici morali di una superiorità numerica travolgente, in cui un solo libro domina assolutamente l’istruzione elementare e superiore: la Bibbia ebraica. Lo spirito della nazione può essere descritto in questi termini: austerità eroica supportata dalla frugalità dell’antichità biblica”. Un piccolo capolavoro di filosofia politica, profetico per i nostri giorni.   Il Foglio
  

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